Tra Mol e Mole
Natalia Agati, Aura Ghezzi, Matteo Locci, Marta Olivieri, Ozge Sahin, Maria Rocco, Panagiotis Samasarelos
laboratorio attentivo interscalare sulla cittá. 


2020 - Mole Vanvitelliana Ancona
 



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Il progetto si inserisce all'interno della ricerca promossa dalla Società Essoterica di Illusionismo Critico.


La Mole di Ancona è costruita secondo un doppio meccanismo creato per dissociare il binomio vedere-essere visto sia nel rapporto città-edificio sia all’interno dell’edificio stesso. La sua forma e la sua posizione rispetto alla città ricalcano i principi disciplinari caratteristici di quelle strutture che, nate alle porte della città, hanno generato luoghi di internamento che, emersi in ragione della lebbra, rimarranno nei secoli successivi alla sua scomparsa segnando lo spazio della malattia, della follia e disegnando la meccanica della sua esclusione. La particolarità del lazzaretto è appunto quella di isolare e separare, cioè di recidere il contatto con la città sana e produttiva. Il lazzaretto nasce quindi come luogo di sottrazione dalla vista della malattia, di ciò che non doveva essere visto.

La Mole costruita dal Vanvitelli è infatti edificata su un’isola artificiale di forma pentagonale ed è inoltre dotata di un panopticon interno: nell’anello periferico si è osservati senza mai vedere, nella torre centrale al contrario, si vede tutto, senza mai essere visti.

Questo doppio livello di ragionamento sul visibile fa della Mole una perfetta macchina disciplinare, nonché una perfetta rappresentazione della misdirection urbana: nella sua maestosità fortificata questa gabbia crudele e sapiente occulta e distrae l’occhio da ciò che non vogliamo venga visto. Nella sua natura architettonica fortificata e possente, è unità di misura di visibilità massima ma di invisibilità totale.

La Mole di Ancona racconta infatti un’intricata relazione percettiva.

Mole come unità di misura del grande, ma anche come misura della scala micro invisibile ad occhio nudo. Da mol a Mole si coprono tutte le scale e tutto lo spettro del percepibile.

Una riflessione attuale su come il potere disciplinare governa e organizza i parametri e i limiti dei pensieri e delle pratiche a partire da un laboratorio attentivo interscalare sulla città.


Il progetto è un’indagine performativa sulla città in forma di laboratorio. Alcuni dei momenti di ricerca sono aperti al pubblico e chi vorrà potrà partecipare, contribuire e esplorare con il collettivo.